Di Maio e la voglia di non sparire

Di Maio, solitudine e tristezza

Di Maio sente il fiato sul collo di altri papabili “delfini”

Di Maio è in evidente crisi di visibilità.

Non si spiega altrimenti la sua sterile polemica contro le Ong “colpevoli” di aiutare chi è in difficoltà. Dalle stanze chiuse del Movimento Cinque Stelle trapela il “non segreto” che l’ex steward dello stadio San Paolo stia attuando semplicemente il volere del padrone, Beppe Grillo.

Non è un mistero che l’ex comico e leader dei pentastellati cerchi di posizionarsi tatticamente più a destra possibile. Il fine è quello di cercare di sottrarre spazio e  voti al suo alter ego Salvini. Entrambi gli esponenti dell’estrema destra populista italiana parlano agli stessi “stomaci” e, in un clima dove già si sente l’odore delle schede elettorali, è di fatto partita la corsa al “posizionamento” preventivo.

Gli avversari? Meglio se deboli

Contravvenendo al classico e civilissimo principio di “non sparare sulla Croce Rossa”, il nostro Di Maio, per non deludere ulteriormente il capo del suo partito, non solo se la prende con i più deboli ma, pensando di fare cosa gradita, attacca chi presta aiuto e soccorso a chi ha bisogno, le Ong. Gli attacchi, ovviamente ed in pieno stile Movimento Cinque Stelle, alludono a tutto ma non dimostrano nulla.

È il classico espediente grillino dell’alzare un immenso polverone per cercare di confondere la vista e nascondere il nulla che si cela sotto la polvere. Il guaio è che nel nostro Paese stanno aumentando le persone che pensano solo con le contrazioni del proprio stomaco.

In questo bacino arido di cultura ed umanità, è facile trovare chi si lascia facilmente persuadere che fare solidarietà sia criminoso e che sia giunto il momento di passare dal salviniano “aiutateli a casa loro” al grillino “lasciate pure che crepino tutti”.

Serviva chi scavasse il fondo

La destra populista ha raggiunto il fondo più nero della sua storia ed ha trovato nel solerte Di Maio la pala giusta per continuare a scavare. L’aspirante Primo Ministro dei grillini provocherebbe più di un imbarazzo anche al più incallito degli attivisti ma questo, evidentemente, è un problema che non preoccupa il “Deus ex machina” dei Cinque Stelle.

Per Grillo il bravo mozzo è colui che esegue senza fiatare i comandi del capitano, anche nel caso quest’ultimo diriga la barca dritta contro gli scogli. Ora capite perché Di Maio, tra i mozzi, aspiri ad essere quello più graduato: Se Parigi val bene una messa, la poltrona val più di mille brutte figure!

Una risposta a “Di Maio e la voglia di non sparire”

  1. L’ unico modo per aiutare questo percorso di selezione naturale è semplicemente ignorare di Maio.
    Tanto la sua parola vale zero.

I commenti sono chiusi.

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