Dalla Tribuna al Tweet

La “vecchia” Tribuna Politica

Dopo le feste

Passate le feste entreremo, con qualche taglia in più, nel pieno della campagna elettorale per le politiche del 4 marzo 2018. Nella giovinezza politica di molti, le campagne elettorali erano sinonimo di molte ore passate davanti al televisore ad ascoltare i confronti di “Tribuna Elettorale e Tribuna Politica”.

Le “Tribune”

Entrambe le rubriche televisive consentivano ai rappresentanti dei partiti di portare a conoscenza degli elettori i propri programmi, le alleanze e le politiche adottate riguardo i temi di interesse generale. Erano anche spazi di un confronto politico senza le attuali regole della par conditio ma con l’autoregolamentazione spontanea di conduttori professionali e partecipanti educati e rispettosi gli uni con gli altri. Preistoria secondo alcuni, età dell’oro secondo altri.

Il confronto

L’arena

Oggi quella televisione è stata sostituita dai social e quelle tribune sono state sostituite dai Tweet. Manca lo spazio per il confronto ed il ragionamento, il messaggio è ingessato in poche, a volte ermetiche, parole. L’immediatezza, l’effetto e la velocità sono preferibili all’analisi, alla concretezza ed alla sintesi. Il confronto ha ceduto il passo ai proclami ed alle reciproche denigrazioni.

E’ cambiato, e di molto, anche la proposta politica offerta agli elettori. Prima le proposte politiche erano la sintesi dei vari passaggi nei vari organi dirigenziali di ogni singolo partito. Oggi ad ogni accadimento di un fatto o ad ogni questione sollevata, si aspetta, in una gara di velocità tra i vari competitor, il Tweet del leader di riferimento a cui uniformarsi.

La rivoluzione silenziosa

Sono bastati pochi anni affinché si compisse, nell’incoscienza di molti, la più grande rivoluzione copernicana nella politica e nei rapporti tra tutti gli attori della politica e gli elettori. Prima la proposta era avanzata dal leader come la sintesi delle sensibilità di molti, oggi la proposta è la fedele trasmissione da parte dei molti del pensiero del leader. Un pensiero mai complesso ma sempre conciso e veloce come un cinguettio.

Inconsapevolmente l’elettore ha benedetto, o guidato secondo alcuni, questa rivoluzione abbandonando il metodo riflessivo a vantaggio del metodo impulsivo. Non resta che digerire quanto mangiato durante le feste e constatare che non sempre il progresso prosegue attraverso una linea retta.

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