“Per capire il presente bisogna conoscere il passato, la storia”. Così scriveva Tucidide e ripeteva Bloch nel suo saggio “Apologia della storia”.
Partendo da questo principio generale, arriviamo a quello che oggi ci sta a cuore: l’apologia di una storia.
È la storia di un’era che non c’è più ed è la storia di una generazione tradita. Parte da donne e uomini che avevano un’idea che con il tempo è diventata un faro. Un’idea che, diventata ideologia, si è immedesimata in un partito e viceversa.
Donne e uomini crescevano attorno a quell’idea ed a quel partito che non chiamano più per nome ma lo indicavano semplicemente come ” il Partito”.
Quelle donne e quegli uomini decisero di dare una casa al loro Partito. La casa non la comprarono, la costruirono insieme, mescolando competenze, sudore ed entusiasmo.
La casa cresceva come crescono le cose fatte per durare, perché le donne e gli uomini cambiano ma il Partito e la casa resteranno per chi verrà dopo di loro.
E vennero quelli di dopo, a loro consegnarono casa e Partito con il patto di preservarli per quelli che arriveranno ancora dopo.
Ma ciò che non poterono intemperie e cataclismi, fecero gli uomini. Smisero di coltivare e tramandare la memoria dell’idea che reggeva il Partito.
Il Partito si sgretolò ed il cannibalismo del presente divorò le ultime memorie. Senza il Partito, la casa perse la sua anima, si trasformò in un semplice tetto con quattro mura e molti spifferi.
Il patto si è spezzato, il vecchio sudore e le vecchie speranze svanite. Qualcuno si sforza di ricordare ma altri uomini, nani che sognano di diventare come i vecchi giganti che li hanno preceduti, reprimono ed umiliano ogni tentativo.
Nani insignificanti come insignificanti sono le cose che a loro appartengono. Casette e partitini a buon mercato , commerciali, usa e getta come tutte le cose che si comprano e non si costruiscono.
Il 21 gennaio 1921 a Livorno viene fondato il Partito Comunista d’Italia (PCd’I)