Si torna a votare

Per Salvini e Di Maio solo vicoli ciechi

La situazione di stallo rischia di riportarci subito alle urne

Appoggiati dai rispettivi tifosi, Di Maio e Salvini continuano a contendersi la palma del vincitore. Entrambi i leader non intendono offrire un’apertura per una possibile alleanza governativa. Si rimettono a Mattarella ma ognuno puntualizzando con vigore di essere il vero ed unico vincitore della tornata elettorale. Presa la consapevolezza di non avere i numeri per procedere in solitaria, sia Salvini che Di Maio hanno iniziato a prendere contatti con tutti i partiti che hanno ottenuto seggi in Parlamento.

Salvini, tramite la parte moderata della sua coalizione, sta accarezzando i centristi del Partito Democratico. Di Maio, non potendo bussare al PD, dai grillini sempre definito mafioso, colluso e criminale, sta cercando un contatto con LeU cercando di premere sul bisogno di visibilità del partito uscito più malconcio dalle elezioni. Evidentemente è proprio questo il caso di chi ha fatto conti senza tenere in considerazione l’oste, anzi gli osti.

Il Partito Democratico ha fatto sapere che intende rispettare la volontà degli elettori esercitando nelle aule parlamentari il ruolo di partito di opposizione. Niente appoggi e niente stampelle a chi cavalca populismi, discriminazioni, violenze e razzismi. Unica apertura democratica è quella di Emiliano ai Cinque Stelle ma il governatore pugliese gode di scarso seguito e di scarsa credibilità all’interno del partito.

Se Salvini piange di solitudine, Di Maio non ride in compagnia. Se inizialmente Grasso aveva lasciato spiragli di agibilità riguardo un appoggio di LeU verso il Movimento Cinque Stelle, ci hanno pensato gli attivisti di base e la Boldrini a ricondurre l’ex Presidente del Senato nel selciato della lucidità. Le violenze verbali e gli attacchi virali verso l’ex Presidente della Camera non possono essere dimenticati o banalizzati. Se a questo aggiungiamo che ad un partito con i numeri parlamentari di LeU tutto gioverebbe fuorché una scissione atomica, è comprensibile il passo indietro di Grasso e l’invito a Di Maio a rivolgersi altrove.

Stando così le cose, la situazione di stallo sembrerebbe tutt’altro che temporanea e tutt’altro che superabile. A Salvini e Di Maio non resta che ingegnarsi ed investire tutte le loro capacità politiche per cercare di “saltare il fosso” e non restare impantanati nella ovvietà e nella ripetitività di un vecchio disco che, ininterrottamente, ricorda loro che si raccoglie sempre quello che si semina. L’idea, sempre più diffusa, è che la notte del 4 marzo 2018 sia semplicemente iniziata un’altra lunga e snervante campagna elettorale.

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