Coalizione Sociale e Sindacato 2.0

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La Coalizione sociale di Landini spaventa più il sindacato della Camusso che la politica.

Nel botta e risposta tra il segretario della FIOM ed il segretario della CGIL, la Camusso alza nuovamente la voce ma questa volta la strada percorsa dalla FIOM appare tutt’altro che pellegrina. La Coalizione Sociale di Landini può piacere come non piacere, può essere considerata una cosa utile o l’ennesima brutta copia dell’ennesimo doppione politico ma di certo non può essere snobbata come una “cosa” eterogenea al sindacato. Anzi, potrebbe, e solo il tempo ci dirà come stanno realmente le cose, essere anche l’archetipo di un moderno sindacalismo, di un Sindacato 2.0. Di un sindacato che si occupi non più solo del lavoratore ma del suo essere allo stesso tempo lavoratore, individuo ed elemento sociale che vive ed interagisce in diversi contesti. L’idea portata avanti dalla Camusso che il sindacato debba limitarsi a negoziare contratti, è stata di fatto superata e surclassata dalla politica che, esempio il Jobs Act, è capace di inventarsi contratti dove il potere di negoziazione del sindacato appare poco meno di un mero esercizio stilistico. Con una Camusso debole ed incapace di contrastare la frenetica evoluzione che interessa il mondo della politica e del sindacato, emerge, ed a questo punto direi si consacra, la figura di Maurizio Landini. Il segretario della FIOM chiarisce con fermezza che resta nel terreno del sindacato ma a differenza del segretario della CGIL, ha capito che parlare di tutto lo scibile del mondo del lavoro nei soli direttivi sindacali o nelle sole, e sempre più vuote, assemblee sindacali non serve né a creare una nuova coscienza di classe né a spolverare quella vecchia ed assopita. Uscire fuori, fare come le farfalle che abbandonano il loro protettivo bozzolo per conoscere il mondo e farsi conoscere da esso. Ecco come nasce l’esigenza di allargare le coscienze, non più di classe ma sociali. Un insieme non più formato da “semplici” lavoratori ma da individui, uomini e donne che, con lavori diversi o addirittura senza lavoro, hanno in comune non più solo gli utensili di una fabbrica o le lavagne di una scuola ma problemi e difficoltà che li investono ventiquattro ore al giorno per sette giorni alla settimana. Sentirsi accomunati dalla necessità di rispondere e trattare tematiche comuni crea una “coalizione sociale” amalgamata da una coscienza genuinamente identitaria. Con largo anticipo rispetto ai suoi colleghi, Landini ha avuto l’intuizione di destarsi e denunciare con coraggio che il movimento sindacale dei prossimi decenni non può pensare di sopravvivere scimmiottando il sindacalismo degli anni ’70. Non a caso le critiche più forti contro Landini provengono non dalla politica ma dal sindacato. Così come per scoprire l’assassino si deve scovare la via del denaro, per scoprire dove il bastone mena si deve scovare il cane che si lamenta.

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