Ponte Morandi, le responsabilità

Ponte Morandi Genova

La tragedia del crollo del ponte Morandi è la triste fotografia di un Paese che non solo non ha più la capacità di progettare e realizzare nuove infrastrutture ma che non riesce neppure a mantenere efficienti ed in sicurezza quelle esistenti.

Un inestimabile patrimonio di ponti, strade, dighe e gallerie si sta sgretolando sotto i nostri occhi e sotto la nostra impotenza. Stiamo dilapidando un lascito che molte generazioni avrebbero potuto solamente sognare. Stiamo assistendo allo sgretolamento delle fondamenta del nostro rilancio economico.

I responsabili di questo scempio non sono quelli di prima o quelli di ora, sono gli italiani in quanto elettori. Vista la qualità della domanda, tutte le forze politiche hanno ritenuto superfluo ed inutile inserire nei loro programmi un progetto a medio e lungo termine che rilanciasse gli investimenti strategici sulle infrastrutture del Paese. Le aspettative degli elettori italiani riguardano l’ordinario e l’immediato, seminare oggi per raccogliere domani mal si adatta ad una società vorace ed insaziabile.

All’operaio di Torino, all’ingegnere di Napoli, alla professoressa di Firenze, alla ricercatrice di Bologna o al disoccupato di Roma, se vuoi vincere le elezioni, devi convincerli su qualcosa di tangibile nell’immediato, non puoi proporre un progetto buono per la generazione successiva. Nelle ultime campagne elettorali la proposta “investire sulle infrastrutture” è stata quasi del tutto bandita poiché, alla maggior parte degli elettori, ricordavano solo i vecchi sprechi.

La politica ed i politici, lontani dagli ideali del bene comune e dalle linee progettuali che un tempo erano sostenute dalle tanto vituperate “ideologie”, hanno pensato solo alla sopravvivenza e, perseguendo unicamente questo istinto primordiale, si sono limitati ad offrire al popolo solo ed unicamente quello che il popolo desiderava.

Nei prossimi giorni si parlerà molto di manutenzione, investimenti ed infrastrutture ma passata l’emotività del momento, le priorità degli italiani torneranno quelle di prima. La politica si adatterà come sempre ha fatto in questi ultimi anni. Tragedia dopo tragedia, l’emotività si ridimensionerà per assuefazione ed assisteremo, inerti, alla definitiva consacrazione degli slogan rispetto ai progetti.

L’importante è additare sempre qualcuno per il mancato raccolto e distogliere tutti dalla semplice constatazione che la politica (intesa come i politici che ci rappresentano) altro non è che il distillato, la sintesi, di quello che siamo o che siamo diventati.

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