Italiani in viaggio

piedi-finestrino

Irriverente fotografia di chi ha tanto pane ma pochi denti.

Viaggio in Agosto sulla A14. Meta, le agognate vacanze in una città d’arte meravigliosa, la bellissima Ravenna.

Solitamente il viaggio è parte integrante della vacanza ma in questo caso non vorrei mischiare il sacro con il profano, non vorrei accostare gli splendidi mosaici ravennati con i circa trecento chilometri di autostrada da percorrere. Insomma è il classico caso dove la meta vale l’intero costo del biglietto ed il viaggio è solo lo spazio tra l’ultima mandata alla porta di casa ed il passaggio della scheda che apre la porta della camera dell’hotel.

Si parte subito con gli immancabili lavori in corso, corsie impraticabili, birilli e triangoli gialli che rendono la A14 un serpentone di abitacoli pieni di sbuffi ed improperi di ogni tipo.

Il serpentone mi concede il tempo di misurare il livello dei vizi italici in automobile rispetto agli anni passati.

La prima annotazione è per il quasi estinto vizio di mettere i piedi fuori dal finestrino: a parte una Mini Cooper targata Milano non ho notato la solita fiumana di piedi messi ad abbronzarsi sotto il sole autostradale. Merito di più efficienti sistemi di aria condizionata o di un ritrovato buon gusto non saprei dirlo, a voi la scelta.

Perdura invece con una certa costanza il vizio di lanciare fuori dal finestrino carte, bustine e sigarette. Anche qui non saprei se additare la cattiva educazione di chi è dentro l’abitacolo o dare la colpa ai posacenere pieni di palline colorate e profumate, a voi la scelta.

Lo scettro del vizio che non conosce crisi ma che aumenta in maniera esponenziale è quello di zigzagare tra le auto che procedono a passo d’uomo al fine di guadagnare due o tre posizioni ogni dieci chilometri. Anche qui non saprei se imputare il fatto ad una diffusa inciviltà al volante o a difettosi navigatori che suggeriscono inutili gincane, come sempre a voi la scelta.

Fortuna che Ravenna si avvicina e con essa i monumenti, i mausolei, i mosaici ed in generale l’unicità dell’arte italiana che fa amare questa nostra terra nonostante i vizi degli italiani.

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