Riesplode la “cotta” del Dibba per gli ideali del fascismo

Dopo aver scimmiottato Che Guevara, il Dibba nazional-popolare tira fuori un evergreen del suo limitato repertorio: il fascino indiscreto del fascismo.

Il Post incriminato

Ecco a voi il post incriminato:

Dal plagio all’elogio

A seguito del post di cui sopra, il club dei “Nostalgici” di Predappio ha minacciato di esporre querela verso il Dibba per plagio dell’ideologia fascista. Poi, in fondo, devono aver pensato che questa “Autarchia in salsa grillina del nuovo millennio” non faceva altro che rinverdire il ricordo della autentica autarchia mussoliniana. Dunque, alla fine, amici come prima e come… sempre.

Il primo amore non si scorda mai

In fondo l’educazione sentimentale del giovane Dibba finisce dove era iniziata: dall’esaltazione dell’ideologia della più disumana ed atroce dittatura che la breve storia d’Italia abbia mai conosciuto, il fascismo. D’altronde non è un mistero (anzi) l’attrattiva che il fascismo esercita su molti adepti ed attivisti del Movimento Cinque Stelle. Foto del Duce, saluti romani, appelli alla purezza della razza italiana (!?!) e fasci littori non mancano di adornare bacheche e gruppi di sedicenti attivisti e frequentatori di meetup.

l’Insulto alla Costituzione

A leggere quello che il Dibba scrive e propina nei suoi comizi, è forte il dubbio che quel libro che lui porta a spasso dentro il bauletto del suo scooter, la Costituzione, lui non l’abbia mai letto. Dice, a parole, di volerla difendere. Non si accorge che, nei fatti, la umilia e la offende ogni qualvolta vomita i suoi squallidi proclami. Di tutti gli attacchi e gli insulti ricevuti dalla nostra Costituzione, il Di Battista che si erge a suo paladino, è quello più becero.