Di Maio, il dopo Cernobbio non lascia dubbi
Con l’uscita sui sindacati di Di Maio, il partito di Grillo chiarisce inequivocabilmente da che parte sta. Le ambiguità di Grillo su industriali e lavoratori erano, a dire il vero, durate lo spazio di qualche slogan, eppure vi era tra le tute blu chi continuava a dipingere il milionario genovese come “uno di loro”.
Una sorta di credenza o fiducia, per così dire, a prescindere vista l’assenza consolidata del Movimento Cinque Stelle da tutte le battaglie dei lavoratori. Anche ai meno attenti non sarà sfuggita la scala delle priorità dei grillini, una scala tradizionalmente mutevole al mutare degli interessi del capo ma nella quale mai ha trovato posto il tema del lavoro visto dalla parte dei lavoratori.
Così infatti è stato. Dopo aver entusiasticamente accettato l’invito da parte degli industriali a Cernobbio, Di Maio ha testualmente riferito le indicazioni degli stessi: “O i sindacati si auto-riformano o quando saremo al governo faremo noi la riforma”.
Una dichiarazione che chiude il cerchio del discorso iniziato da Grillo nel 2013 con il suo famoso “Eliminiamo i sindacati”.
Per la serie, se avete dei dubbi sul significato da attribuire alle parole di Di Maio, basta andare a leggere cosa dice la voce originale.
Una piccola ma non banale riflessione a margine: care lavoratrici e cari lavoratori, la storia e la logica ci insegnano di diffidare di quei rivoluzionari che scelgono di stare dalla parte del più forte. Meditate.
Karl Marx: “La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi”