Una generazione invisibile e superficiale

Una generazione fantasma
Una generazione fantasma

Una generazione, quella che oggi ha tra i trenta ed i quaranta anni, rischia di passare alla storia come la generazione invisibile e superficiale.

Una generazione invisibile è quella che non lascia orme. Il demerito di una triste ed endemica invisibilità è da ricercare in colpe sia endogene che eterologhe: gli “altri” fanno finta di non vedere questa sfortunata generazione che, dal canto suo, fa poco o nulla per farsi “notare” e rispettare.

Una generazione inerme che quando si adopera per fare quel minimo sindacale utile a segnalare la propria esistenza, opera (così sembrerebbe) con la più totale superficialità.

Dall’Europa alle mulattiere

Un esempio di stretta attualità è la questione legata al futuro dell’Unione Europea dopo la Brexit. Dopo aver avuto generazioni capaci di pensare ad un’idea embrionale di Europa, dopo aver avuto generazioni capaci di coltivare ed imbastire le fondamenta di una struttura capace di far reggere quell’idea, dopo una generazione capace di assemblare idea, struttura e sovrastrutture generando un Golem imperfetto ma perfettibile, è arrivata la generazione di quelli che preferiscono arrendersi, buttare giù tutto e tornare a come eravamo prima. Un po’ come quelli che, lamentandosi delle continue ed estenuanti code autostradali dovute ai continui lavori di manutenzione, auspicano un repentino e liberatorio ritorno alle più semplici ed affidabili mulattiere.

Dalla bulimia all’inappetenza

Il fantasma di una generazione invisibile, sistematicamente sofferente sia per la prepotenza dei predecessori, spesso bulimici ed insaziabili, sia per l’inappetenza culturale dei propri attori, impreparati ed inadeguati a rappresentarne le necessità, non può essere contrastata da una superficialità che rasenta il ridicolo.

Nelle semplificazioni e negli onanismi dialettici degni di eccitare le cavernosità più basse dei nostri istinti, non si tiene conto che le stesse mulattiere saranno inutili senza muli.

Spesso la fortuna di una generazione è data dalla capacità della stessa di saper guardare avanti, di allargare ed allungare nel tempo il proprio orizzonte.

Coraggio e capacità latitanti

La sfortuna di una generazione è quella di essere rappresentati, guidati ed influenzati da chi, per mancanza di coraggio e di capacità, si rifiuta sempre di varcare le colonne d’Ercole del proprio tempo e sceglie di navigare a ritroso su rotte consumate.

In fondo, volenti o nolenti, siamo tutti sulla stessa barca e se qualcuno ci scambia per una nave fantasma forse la colpa è anche un po’ nostra che, con superficialità, reputiamo indifferente se mettere al timone un mozzo o un nostromo.

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