Mercanti, la politica che non ha orecchie

Orecchie da mercanti
Orecchie da mercanti

La politica e le orecchie da mercanti

Mercanti, in Italia ne abbiamo avuti di famosi per la loro bravura, per la loro scaltrezza, per il loro coraggio e per la loro indubbia capacità di fare egregiamente il loro mestiere. Marco Polo, Niccolò Polo, Giosafat Barbaro, Giovanni Arnolfini e tanti, tanti altri.

Lo diceva anche il Manzoni

Anche il padre di Fra’ Cristoforo dei Promessi Sposi era un mercante e, proprio per suo tramite, il Manzoni ci riporta un modo di dire in uso già nella sua epoca: fare orecchie da mercante. Quindi non è del tutto azzardato ricordare che, se l’Italia è un paese di mercanti, è anche un paese in cui abbonda chi fa orecchie da mercanti, chi furbescamente fa finta di non capire ciò che gli viene detto.

La politica

Capita, nel nostro tempo, che nel recentissimo referendum del 4 dicembre, sei italiani su dieci dicano chiaramente che una determinata linea di intendere e gestire la politica italiana non incontra i loro favori e le loro aspettative. Il messaggio è trasversale ma di certo è indirizzato, tra gli altri, al partito che detiene le redini di un esecutivo risultato largamente impopolare, il Partito Democratico.

Comprensibile la delusione di Renzi e del suo partito nello “scoprirsi” poco simpatici e poco ben voluti dalla maggioranza degli elettori.

Comprensibile e logico il passo indietro di Renzi e del suo esecutivo. Incomprensibile ed illogico il “fare orecchie da mercante” di Renzi in quanto segretario del Partito Democratico. Nel PD, a partire dal suo segretario ed a cascata in tutti gli organi politici, la linea adottata ed accettata è stata quella di far finta che il referendum sia passato senza colpo ferire. É stata indetta una direzione nazionale, sono stati richiamati i delegati della direzione dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, il segretario ha letto le sue personalissime riflessioni e considerazioni e, senza dibattito, confronto o contraddittorio, è stata archiviata la questione “batosta referendaria”.

I mercanti

Eppure sotto accusa era proprio l’incapacità politica di un partito di massa a saper distinguere tra le “vere” priorità sentite dalla popolazione e le “circoscritte” necessità di un esecutivo traballante a rafforzare il proprio raggio d’azione.

Nella sua duplice veste di Presidente del Consiglio e di Segretario del Partito Democratico, Renzi avrà pensato bene di pesare l’esito referendario a seconda della carica rivestita. Nel primo caso, debole di una maggioranza risicata, ha accusato la sconfitta, nel secondo caso ha fatto orecchie da mercante, forte di un partito ri-costruito a sua immagine e somiglianza.

L’assuefazione degli italiani

Avrà pensato, il segretario, che in fondo gli italiani sono avvezzi a vedere gli sforzi referendari andare a farsi benedire da leggi e comportamenti che di fatto ne sminuiscono la portata ed il risultato, pensiamo ai tanti referendum “passati” che non hanno lasciato nessun segno. Quindi inutile, avranno pensato il segretario ed il partito, pensare alla patente di incompetenti che il risultato del 4 dicembre ci ha assegnato, facciamo finta di non aver capito, continuiamo ad auto-certificarci come quelli politicamente bravi, corretti e disciplinati. Nelle consultazioni facciamo finta che Orfini sia un’eccelsa mente politica, facciamo finta che Gentiloni sia un “Mister Wolf” della politica. Facciamo orecchie da mercanti, tanto agli italiani riusciamo a vendere di tutto.

Io considero il mondo per quello che e’ : un palcoscenico nel quale ognuno deve recitare una parte, e la mia e’ una parte triste”

Il mercante di Venezia, William Shakespeare

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