Riprendiamoci il nostro tempo

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Questo è il nostro tempo, il domani è dei nostri figli

Hanno rubato il tempo ad una generazione, la nostra. Se hai tra i trenta ed i quaranta anni ti sarai reso conto che il nostro tempo lo abbiamo goduto, nei casi più fortunati, solo in una specie di comodato d’uso. Lo abbiamo sentito nostro solo quando ci hanno gratificato con una parziale concessione di quello che, in realtà, ci appartiene. Ci hanno dato un contentino come ad un ragazzino si concede la paghetta settimanale con la consapevolezza che non basterà mai per farlo essere indipendente.

Ci hanno riempito la testa con delle autentiche perle di insensatezza: “sei ancora giovane, devi farti le ossa, ti manca l’esperienza, devi avere l’umiltà di saper aspettare”. Ora basta, non viviamo nella “(pen)isola che non c’è”, non siamo eterni Peter Pan. Siamo stati giovani a vent’anni ed oggi che di anni ne abbiamo trenta o quaranta, oggi che le nostre competenze superano di gran lunga le vostre, oggi che il vostro mondo mostra tutti i sintomi di una lunga e stanca vecchiaia, oggi vi chiediamo di fare molti passi indietro e di restituirci quello che indebitamente ci avete sottratto.

Se il coraggio viene dipinto come spregiudicatezza, se l’intraprendenza viene dipinta come personalismo, se evidenziare le proprie capacità equivale ad essere arrivisti e se il gridare la propria indignazione viene tacciato di cattiva educazione, allora è arrivato il momento di insistere poiché il cambiamento è dietro l’angolo. Quando coloro che ritengono di avere l’onniscenza della politica non sono più capaci di rispondere a tema, quando non sono più capaci di controbattere logicamente alle questioni, quando ritengono ogni confronto un insulto, allora è il momento di insistere più forte poiché l’ostracismo di una intera classe politica sta per essere sconfitto.

Abituiamoci a pensare che non possiamo sempre delegare, oggi più che mai si sente il bisogno di agire in prima persona per poter raggiungere il cambiamento sperato. Chi non partecipa ha due strade che gli si prospettano: quella di una inconsapevole inettitudine e quella di una consapevole complicità, complici di quegli eterni maestri che ci vorrebbero come eterni discepoli. Riprendiamoci il nostro tempo, che è questo!! Poiché quello di domani apparterrà ai nostri figli.

Questo articolo è datato 2011, è lo sfogo di chi, a furia di sentirsi dire che è troppo giovane, ha visto i suoi capelli diradarsi e la sua barba imbiancarsi. Uno sfogo, purtroppo, ancora tremendamente attuale.

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